Prospettiva del freddo: una coperta presa. Un sorriso donato.

by Mariangela

E come al solito arriva il freddo. E puntuali come il dito che punta, ma non sa mirare, eccole lì le piccole e misere polemiche su Facebook. Tutto si strumentalizza, tutto serve ad alimentare l’odio, le accuse, l’inedia lamentosa e sterile. Che è la cosa peggiore.

Emergenza freddo.Colpa dell’amministrazione, della povertà, dell’immigrazione, dell’opulenza della nostra sorniona società…parole parole parole di tutti che nascondono la mancanza di azione. O meglio della passione all’azione.

Spesso succede anche a me.

Ma non stasera…. E allora i fili di una coperta non sono (solo) lana, ma semplice aiuto. Una mano tesa…con un sorriso tenero…

4 gennaio 2019

Fa freddo. Nessuna immagine della magia del gelo che imbianca. Qui a Roma stasera solo mani livide e vento tagliente. Potevamo andare al cinema con pop corn caldi. Poi, istinto, immediatezza, consapevole guizzo di irrazionalità… ed eccoci tutti e quattro in strada, coperte e maglioni tra le braccia a cercare mani discrete e dignitose che le avrebbero accolte. L’anno scorso ero sola. Stasera la mia famiglia al completo si avventura con me per sconfiggere il freddo. E dare un piccolo contributo. Ognuno di noi ha vinto il suo freddo personale che attanaglia e che blocca l’azione: la paura, il gusto per l’immediatezza, il non sapere… Potevamo andare in qualche centro di raccolta… ma non avremmo conosciuto la dignità di chi ha rifiutato il piumone perché sapeva che un’altra persona ne aveva più bisogno. O due uomini nascosti in un anfratto della stazione di Ostiense, sporchi, buttati a terra, emaciati, ma con il volto aperto ad un sorriso verso due bambine che imparano, mentre si avvicinano alla povertà, la prima vera grande lezione della vita: la ricchezza dell’umanità.

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Guardo le persone che amo che cercano di fare la cosa giusta. E penso che tra queste due coperte e qualche maglione, spunta la speranza di un mondo migliore.

Sul divano ora Alice mi dice: non esiste l’umanità con singole azioni. Ne comprendo il senso… e allora sorrido perché ha capito la nostra serata.

Forse potevamo andare al cinema.

Ma e’ stato bello così…

 

 

27 febbraio 2018

Ieri a Roma faceva molto freddo. La mia casa accogliente e calda, un posto sicuro. Sono stata tentata di non farlo. Poi ho avuto la forza di seguire un pensiero giusto, anche se faticoso, da tanti punti di vista.
Ho preso delle coperte e le ho portato ad un centro raccolta per senzatetto. Insieme ad un gruppo di volontari della comunità di Sant’Egidio le abbiamo consegnate alle persone che dormivano in strada.
Ho superato reticenze, voglia di confort e timore per bussare alla “porta” di tende improvvisate, dire il mio nome e chiedere se avevano bisogno di qualcosa, di una coperta, di un the caldo, di un biscotto.
Sentire spesso il no grazie: quanta dignità nell’indigenza estrema! Vedere le mani avide di Maria che prendeva tutto, il sorriso bonario di un vecchietto che voleva solo del thè, due ragazze che stasera proprio non riuscivano a lavorare, che hanno preso il mio plaid e mi hanno detto che ero molto gentile.
Un signore Diego, che preparava un po’ di pasta con la moglie: la porte della roulotte si apre e un misto di odore forte e acre si diffonde. Il suo sguardo dimesso pensando a quanto fosse umile la sua cena, la risposta energica del volontario che gli dice che non c’è niente di più buono della pasta al pomodoro. In questo dialogo la sintesi perfetta della vicinanza.
in quelle mani che prendevano o semplicemente salutavano, in quei sorrisi che ti ringraziavano o nelle parole che pur avendo bisogno di tutto, ti dicevano che non serviva nulla… in questo spazio straordinario fatto di miseria, freddo gelido, sporcizia, dignità e comunità, qualunque distanza è venuta meno.
Solo persone che possono darsi una mano, una stretta del cuore, una coperta calda.
Condivido questa esperienza non per chi leggerà, ma per me che scrivo e che nel tempo voglio ricordare. Non servono i like (la mia struttura non ne ha bisogno), ma forse scriverne serve a pensare, e credere che ciascuno può uscire dal caldo delle proprie vite e portare del the caldo…

Porterò con me il sorriso meraviglioso e sdentato di Mulai, rannicchiato su scale fredde, il mio orgoglio misto a lacrime, che non volevo vedesse e alla mia gioia per avergli dato il mio piumone, il suo sguardo simpatico e pieno di riconoscenza pura, il suo batti 5 per avergli dato quella coperta…
Ieri notte sono andata a dormire con un piumone in meno, ma con il cuore più caldo

 

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