di Mariangela Bruno
Il tempo e lo spazio sono alla fine due categorie strane di come possiamo percepire il mondo intorno a noi. Basta una manciata di Km per passare dalle atmosfere misteriose ed anguste delle guglie del pieno Medioevo, al piacere della libertà senza orpelli delle terme finlandesi (anche se siamo in Austria).
Sensazione strana. Corto circuito mentale. Sinapsi emotive e sensoriali in libertà. Una giornata da ricordare. Da Stargate.
C’era una volta, in alta Carinzia, un famoso ed inespugnabile castello, tra i più leggendari del Medioevo per le sue caratteristiche e le tante storie di dame e cavalieri che hanno animato questo luogo magico. E’ proprio come te lo immagini il castello medievale: una leggera bruma lo avvolge senza nasconderlo in un velo di mistero. In cima ad un cucuzzolo di una montagna, con una collana di mura merlate che abbelliscono il corpo di questa signora fortezza, le guglie e i tetti spioventi e con cilindri che sembrano elmetti. Come quelli dei tanti militari che sicuramente ancora sono lì di guardia a proteggere e a salvaguardare la vita di questa piccola corte e la vita delle piccole principesse. 14 porte con altrettanti ponti levatoi e protezioni con pali di legno dalle punte acuminate, sembrano ricordarci ad ogni tornante da fare a piedi che per arrivare fino in cima, non solo te la devi sudare, ma le tue intenzioni devono essere sicuramente pacifiche. Due principessine senza gorgiere e polsini, ma vestite di shorts e leggins incedono con il loro regali saltelli tra i sentieri. Salgono allegre per ogni loro scoperta.
La più piccola, madamigella Cloe, si ferma ad osservare un buffo ometto con un capello da elfo che tra i suoi lavori con il legno della sua umile e pulita bottega, intaglia sul momento un piccolo ciondolo a forma di cuore. Un dono per il dolce sorriso di questa principessa bambina. Milady Alice si diletta a far rimbombare il grande tronco cavo con due legnetti. Il suono cupo e potente si diffonde nell’aria, mentre i corni in lontananza avvisano l’arrivo di Sir Pasca con la sua dama Brunilde. Le guardie sono pronte a soddisfare qualunque esigenza della nobile coppia, ma prima si riposano in cerchio introno ai resti di un fuoco ancora caldo.
Saliamo ancora.
Una deviazione prima di arrivare al borgo del castello. Un piccolo ed elegante roseto fa da soave ingresso al piccolo sagrato della chiesetta. Un frondoso albero davanti all’entrata ci invita a sederci e a prendere respiro. Una donna ed un uomo fermi e severi davanti alla porta in legno ci inducono rispetto. Sono bianche e rigide come statue. Sono statue, ma con lo sguardo severo e rigido di due persone con cui non conviene scherzare. Un crocifisso ligneo sembra spronarci ad andare avanti. Lo sguardo è sofferente, ma il legno ammorbidisce quelle spine e quelle pieghe del volto.
Ultima porta, ultime scale. Suono di trombe, rullo di tamburi, arriviamo con tutta la corte nella piazza dove arazzi, colonne colorate e insegne sugli scudi ci fanno capire che è qui che si raccoglie la corte intorno ai suoi signori per la vita di questa piccola comunità. I soldati ci lasciano salire sulle mura. Uno sguardo alla bellissima vallata verde. Il sole accarezza il volto di accaldato e colorato di madama Brunilde. Le montagne delimitano il blu del cielo e lo smeraldo dei boschi. Un signore ci guarda e ci saluta con fare gentile. Ha un taccuino in mano. Si presenta. Si chiama Ken Follet e sta prendendo spunti per un suo libro “I pilastri della terra”.
E’ ora di ritornare. Un cagnolino bianco con la linguetta rosa e con l’incedere un po’ affaticato, sembra pensare: “ Vabbè che mi avete portato lungo questa scarpinata, ma anche così lontano nel tempo? Torniamo ai nostri giorni?”
E seguendo i desideri della nostra cagnolina ci ritroviamo catapultati in tempi moderni. Eccoci a Villach.
Un centro delizioso e ben curato, una bella piazza che si snoda intorno ad una imponente chiesa, viuzze e localini di tipico stampo austriaco. Seguiamo un palloncino blu legato al polso di una bambina che svolazzante al vento ci conduce placida per questo giro. Lungo il fiume imbocchiamo la ciclabile che fiancheggia un campo di granoturco. Una panchina. Io e te che ci sediamo a guardare l’acqua che scorre con i colori della sera che sta sopraggiungendo. E mentre le foglie si muovono argentee e silenziose, si parla d’amore, di sogni e di altri misteri. Tu cerchi il silenzio dalle parole inutili, io anelo alle Parole Giuste che attraversano il silenzio.
Un bellissimo tramonto ci insegue: un cielo che si dipinge di fuoco, la linea della montagna a destra, una chiesa dalle torri turchesi che iniziano a perdere definizione del proprio profilo e il fiume. Una coppia di anziani si rilassa con questa passeggiata serale. Sono mano nella mano, sembrano fatti l’uno per l’altra. Ispirano tenerezza e speranza.
Ma Villach non rimarrà impressa nei nostri ricordi per quella panchina (diciamo non solo..), ma per le terme.
Un complesso di piscine, giochi d’acqua per grandi e piccoli, deisgn, riflessi di luce, scivoli, e tanto tanto relax. Ci siamo regalati una giornata memorabili tra sole, sauna, divertimenti, e noi quattro. E poi, ogni tanto, quel Noi diventava Due. Una parte delle terme è riservata solo ai grandi, perché è allo stile delle terme finlandesi… e come il re si vestì di nudità, così noi ci siamo spogliati di tutti gli inutili orpelli. E così belli e brutti, grassi e smilzi (che importa!!!) come madre natura ci ha fatto, abbiamo goduto della semplicità del nostro corpo al sole, in piscina, in sauna…
Liberi da tutto. Godendo il piacere di essere vestiti solo dal sole che non lascerà segni di costume, dall’arietta fresca di montagna e dall’assenza (quasi) totale di macchine fotografiche.
Beh… comprensibile che non abbiamo molte foto da poter mostrare a testimonianza di questo insolito e totale relax…
1 comment
Ho fatto anche io questo giro e rileggendo l’ho rivissuto piacevolmente. Grazie, un saluto